Profiling e psicologia investigativa by Giorgio Stefano Manzi & Maria Elisa Aloisi

Profiling e psicologia investigativa by Giorgio Stefano Manzi & Maria Elisa Aloisi

autore:Giorgio Stefano Manzi & Maria Elisa Aloisi [Manzi, Giorgio Stefano & Aloisi, Maria Elisa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Delos Digital
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


I segnali di menzogna

Bene, alla luce di tutto ciò che ci siamo detti, come si fa a calare nella realtà italiana tutte quelle cose di cui blaterava Tim Roth nella serie tv Lie to me? Oppure ancora il siero della verità o il lie detector?

La risposta è in re ipsa: non si può fare, se si vuole che la storia in questione sia credibile.

Certo, se ne hai voglia possiamo anche parlarne, ma come se fossimo tra amici al bar.

E allora, dai, iniziamo dai segnali di menzogna, proprio quelli di Tim Roth in Lie to me.

Sostanzialmente, fanno riferimento a degli studi condotti da Paul Ekman, il quale afferma, dati e prove alla mano, che noi tutti rispondiamo alle varie situazioni interattive con altre persone, assumendo in modo inconsapevole, involontario e per brevissimo tempo, alcune micro-espressioni facciali.

Si chiamano EMFACS (Emotional Facial Action Coding System) e possono rivelare il tipo di emozione che si sta provando. Partendo da questo assunto, è facile intuire che alcune microespressioni (ad esempio l’action Unit 1C, sopracciglio, durata 1/25”) potrebbero rivelare all’analista un’emozione particolare come il disagio, il senso di colpa, l’invenzione, etc.

Queste unità espressive sono sei fondamentali, da cui poi originano una moltitudine di espressioni e di correlate emozioni e, se lette assieme ad altri comportamenti non verbali (posizione e uso delle gambe, delle mani, degli oggetti), possono indicare che il nostro interlocutore sta mentendo.

In nuce non c’è nulla di sbagliato in queste risultanze, anzi è un diletto affascinante e un ottimo argomento di conversazione.

Ma per favore, non facciamole entrare nelle aule di tribunale o il rischio è di rendere la giustizia una baggianata.

Spiego il perché.

Innanzitutto è necessario sapere che esistono situazioni in cui, per un verso o per un altro, una conversazione corre il rischio di diventare una relazione asimmetrica. L’asimmetria si può verificare in quelle situazioni in cui esiste uno squilibrio di forze, di poteri, di conoscenza, di ruoli e di posizioni.

Ti faccio un esempio: un’interrogazione al liceo pone lo studente in una condizione di asimmetria rispetto all’insegnante che fa le domande. L’asimmetria è dovuta a uno squilibrio relativo alla conoscenza della materia da parte dei due soggetti e naturalmente riguarda anche l’esito della prova.

Lo studente si chiederà: “E adesso che domanda mi fa? Boh, speriamo bene”.

E magari mentre butta lì una risposta, sperando di portare a casa un voto decente, aggrotta il sopracciglio e si morde le labbra.

Che facciamo? Gli diamo un tre meno meno perché abbiamo colto segnali micro-espressivi di probabile impreparazione?

Perché magari lui ha pure dato la risposta esatta, però resta il discorso del sopracciglio aggrottato. Quindi come la mettiamo? Lo puniamo lo stesso perché vuol dire che ha risposto a caso?

Oppure pensiamo a una visita medica: anche qui abbiamo una relazione asimmetrica tra paziente e medico. Attenzione, non solo per la conoscenza medica, ma anche per il potere dispositivo che il medico ha nel restituire la salute al paziente. Il paziente, fosse anche Sua Santità in persona, in quel momento dipende dal medico. “Dottore, la prego, mi guarisca”.

Bene, appare evidente che



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